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I fondi europei li deve spendere lo Stato, non la Corte dei Conti

Giorgia Meloni

In Europa è evidente che ci sia chi ce l'ha con l'Italia. Per nobili ragioni di potere. Se la stanno facendo addosso perché di qui a un anno potrebbe ribaltarsi gli attuali equilibri e balleranno tutte le poltrone che contano adesso e non domani. In questa offensiva - che ora vede il Pnrr nel mirino - si distingue un'opposizione antipatriottica, che chiede soccorso (rosso) all'estero pur di mordere ai polpacci il governo scelto dagli italiani. Ma più fanno così, Schlein, Repubblica e compagnia, e più simpatie mobiliteranno a favore del governo di centrodestra: gli elettori sanno riconoscere le manovre e chi le orchestra in malo modo. Oggi tutto si decide a Bruxelles. Magari domani gli Stati nazionali avranno più peso in una cornice federale. E soprattutto la nomenklatura europea ha il terrore di perdere il potere che oggi detiene senza alcun mandato democratico. Meloni e i suoi alleati non si facciano infinocchiare dalla propaganda nemica.
Sullo scenario europeo e internazionale l'Italia è capace di farsi rispettare senza ricorrere ai supertecnici che ci hanno lasciato in braghe di tela. E quindi si ha il dovere di andare avanti, magari limando i provvedimenti, ma senza doverli stravolgere come taluni pretenderebbero. L'Europa a volte pare voler attentare alla sovranità dell'Italia attraverso strampalate prese di posizione. Ma noi abbiamo tutto il diritto di scegliere la strada da percorrere senza antidemocratiche ingerenze sul nostro cammino. La stessa spesa dello stesso Pnrr ha bisogno di respiro lungo e non ha alcun senso sottoporla al cosiddetto "controllo concomitante" della Corte dei Conti. Questa è materia che si controlla alla fine del percorso e chi sbaglia paga. Ma se si comincia la partita mentre è in corso, alla fine nessuno si prenderà la responsabilità di firmare un solo atto, mandando al macera quei duecento miliardi di cui si parla da tempo.