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Antonio Tajani al Corriere: "L'Italia ponte tra Cristianità e Islam". La replica a Bandecchi

Antonio Tajani al Corriere

Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è stato impegnato in Umbria in due eventi. Dopo aver ritirato a Trevi la Foglia d'ulivo d'argento consegnata dai Cavalieri del millennio per la pace, a Perugia ha preso parte al convegno "Le nostre politiche in parlamento", organizzato da Forza Italia. Al vicepremier e ministro abbiamo posto alcune domande.
Ministro, lei arriva in Umbria, tradizionalmente terra di pace e di dialogo, in un momento molto delicato della politica internazionale, con due crisi in atto, una in Europa e una in Medio Oriente, che rendono instabili e molto pericolosi gli equilibri dell'intero pianeta. Qual è, in questa situazione, il ruolo che deve tenere un Paese come l'Italia?
Il ruolo che l'Italia sta provando a svolgere in questi giorni, nel pieno di una crisi militare e politica gravissima, è dettato innanzitutto dalla geografia, dalla geopolitica. L'Italia è al centro del Mediterraneo, è al centro dell'area di confronto fra Europa, Africa e Medio Oriente. E' un ponte fra Cristianità e Islam. Per questo senza sosta il Governo sta provando a parlare con tutti gli interlocutori: con Israele che è stato brutalmente attaccato dal terrorismo di Hamas; e con tutti i Paesi arabi moderati che vogliono preservare la nostra regione da una escalation dello scontro militare che sarebbe sciagurata e pericolosissima. Ho fatto viaggi in Arabia Saudita, Egitto, Tunisia, Israele e Giordania, ho parlato con moltissimi ministri arabi. E' forte il nostro impegno per liberazione ostaggi e per la creazione corridoi umanitari a Gaza. Ma la missione strategica del governo italiano sarà contribuire a gestire una fase diplomatico - politica che dovrà prendere il sopravvento il prima possibile sulle operazioni militari. Avendo in mente che le sole operazioni militari non risolveranno la complessità del rapporto tra Israele e i palestinesi. L'obiettivo è sempre lo stesso: due popoli, due Stati.
Quale potrebbe essere il ruolo di una realtà come quella umbra che ha in Assisi uno storico luogo di confronto e di mediazione?
L'Umbria è davvero il cuore d'Italia, vorrei dire anche in senso politico. E' il luogo che rappresenta la capacità dell'Italia di comprendere posizioni diverse, di avvicinare, di lavorare per favorire la comprensione e gli incontri. Sono sicuro che l'Umbria potrà svolgere un ruolo, accogliere rappresentanti delle parti che vogliano parlarsi. Questo è il momento dello scontro, ma dobbiamo fare di tutto perché si ritorni velocemente al dialogo per la pace, anche in Umbria.
Da ministro degli Esteri italiano, come giudica le proposte che vorrebbero un'unica rappresentanza europea nei rapporti con i Paesi extra Ue?
Il tentativo, l'aspirazione di arrivare a una sola politica estera europea, assieme a una politica di difesa, è un obiettivo a cui vogliamo e dobbiamo tendere. Darebbe più unità e forza ai 27 paesi di una alleanza. L'Unione Europea, che oggi è costretta a confrontarsi con protagonisti mondiali (gli Usa, la Cina, la Russia) che hanno una capacità di azione univoca e un peso politico ed economico con cui il confronto da parte nostra non puo' che essere unitario.
E' un percorso lungo, ma la direzione non può che essere quella.
Problema immigrazione: è possibile una soluzione - o almeno un fattivo contributo che possa facilitarne una soluzione - affrontandolo attraverso le diplomazie internazionali? Come? E solo attraverso rapporti con i Paesi africani e nordafricani?
Il tema delle migrazioni è, per l'Italia e per tutta l'Europa, il tema che ci terrà impegnati nei prossimi anni. Le migrazioni irregolari non sono più una emergenza, sono una condizione strutturale che dobbiamo essere in grado di contrastare. Ma per farlo dovremo aiutare a creare condizioni economiche e politiche diverse nei paesi da cui partono i flussi migratori. La diplomazia e il negoziato politico saranno la vera modalità, lo strumento saranno gli accordi economici e commerciale, le politiche di sviluppo che sapremo costruire. A Tunisi, ho firmato un accordo per favorire migrazione regolare, di persone qualificate. Non solo con i Paesi africani o nord africani, che sono i primi paesi di origine o di passaggio dei migranti. Ma anche con Paesi come gli arabi del Golfo, che sono grandi investitori nella regione e che sarebbero decisivi nel coordinare i loro investimenti per creare condizioni di sviluppo e stabilità in Africa.
Lei ricopre anche la carica di segretario nazionale di Forza Italia, un partito che dopo la morte di Silvio Berlusconi intende mantenere la sua funzione di rilievo nella politica italiana e non solo. L'obiettivo è consolidare un ruolo di equilibrio nel centrodestra o gettare le basi per un futuro grande centro?
Noi siamo il centro del centro-destra. Siamo chiaramente un partito centrista, per ispirazione politica, per il ruolo che abbiano sempre giocato. Un partito europeista, riformista, liberale, cristiano ma non confessionale, e non a caso siamo i rappresentanti del Partito popolare in Italia. Quando dico che Forza Italia, nel tempo, puo' arrivare al 20% lancio una sfida a noi stessi perché vedo nella società italiana un bisogno di politica seria ed equilibrata che noi dobbiamo intercettare.
Siete soddisfatti della Finanziaria appena varata dal governo?
Abbiamo contribuito a costruire una legge di bilancio equilibrata, che naturalmente deve tener conto della situazione economica del paese. Ma è concentrata sulla riduzione della pressione fiscale, sul contrasto ai trafficanti di migranti, sulla sicurezza, sugli aiuti alle aziende e al lavoro, con la conferma del taglio al cuneo fiscale. Aggiungo un elemento, che dalla convention di Paestum in poi abbiamo dichiarato apertamente: Forza Italia deve affrontare di petto il tema del cambiamento climatico, dobbiamo guidare in maniera concreta e sostenibile le politiche contro il cambiamento climatico. Attenzione: ci sono rischi per l'agricoltura e l'industria con interventi che se congegnati male ci farebbero perdere migliaia di posti di lavoro. Ma ripeto il cambiamento climatico c'è, e deve essere centrale nella nostra battaglia per il rinnovamento e la modernizzazione dell'Italia.
Come risponde al sindaco di Terni e segretario nazionale di Alternativa Popolare, Stefano Bandecchi, che, insieme a Vittorio Sgarbi, dalle colonne di questo giornale, ha invitato lei e Forza Italia ad aderire a un nuovo progetto comune, in Europa per i Popolari e in Italia per un polo completamente alternativo alla destra e alla sinistra?
Non ho nulla da rispondere perché noi non rinunceremo mai al simbolo di Forza Italia con il nome di Berlusconi e non siamo interessati a operazioni neocentriste perché stiamo bene nel centrodestra e lavoriamo per far vincere le nostre idee all'interno del centrodestra.
sergio.casagrande@gruppocorriere.it

Sergio Casagrande inizia l'attività giornalistica all'età di 14 anni, nel 1981, come collaboratore de Il Tempo e della Gazzetta di Foligno. E' stato il più giovane pubblicista (1985), il più giov...